inizio del regno longobardo in Italia, Alboino
A metà del sesto secolo dopo Cristo, nel 553, l’Italia era in parte sotto il controllo dell’Impero Romano di Oriente, che la aveva strappata ai Goti dopo una guerra durata 20 anni. Lo storico bizantino Giorgio Cyprio elenca tra le fortificazioni del territorio del lago di Como anche il Baractalia, oltre al castello di Lecco e all’isola Comacina. La analisi della architettura delle mura lo confermano: la cinta muraria esterna risale al periodo Bizantino. Tutti gli sforzi dei Bizantini per controllare l’Italia del Nord vennero però subito vanificati dall’invasione longobarda. I longobardi erano originari della Pannonia, la attuale Ungheria, avevano abbracciato il credo ariano, come molti popoli di origine germanica, ma in parte erano ancora pagani e sentivano ancora l’influsso dei miti nordici. Avevano combattuto a lungo come mercenari per l’Impero Bizantino. I Longobardi erano un popolo germanico, ancora barbaro, di costumi primitivi, abituato a continui spostamenti su carri, con donne, fanciulli e schiavi. Il loro aspetto era piuttosto selvaggio. Paolo Diacono dice che il loro nome derivava dal fatto che portavano lunghe barbe II loro sistema sociale si basava su raggruppamenti familiari, uniti fra loro in modo da formare unità sempre maggiori i cui capi militari esercitavano anche funzioni giudiziarie e civili. Nel 568 entrarono in Italia al comando del re Alboino, occuparono gran parte della pianura Padana. Conquistarono Milano nel 569 e dopo 3 anni di assedio anche Pavia Poi scesero nell’Italia centrale attraverso la Cisa scesero prima in Toscana (Tuscia) e poi in Umbria. Presero Spoleto e Benevento, formando nuclei capaci di bloccare città e strade dalle quali sarebbe potuta venire una riscossa bizantina. Ma nel 572 il grande re Alboino fu ucciso a Verona dalla moglie Rosamunda. Paolo Diacono racconta che Rosamunda uccise il marito per vendicarsi del fatto che era stata costretta a bere dal teschio del padre ucciso. In realtà con ogni probabilità furono i Longobardi di Verona a uccidere Alboino perché sobillati dall’oro dei Bizantini.
Autari, Agilulfo e Teodolinda
I Longobardi di Pavia, non corrotti dai Bizantini elessero Clefi come nuovo re. Clefi cercò di sottomettere l’aristocrazia latina che controllava molti territori in modo per acquisire le loro terre e i loro patrimoni. Come racconta il Machiavelli Clefi si scagliò anche contro gli stessi duchi longobardi, tanto che venne ucciso dopo soli 3 anni di regno. Per i successivi 10 anni i duchi longobardi non vollero più eleggere un altro re. ciascun duca governava la sua città. In questo periodo i duchi longobardi si scatenarono con ferocia contro i nobili romani, uccidendone molti, e imposero tasse alla popolazione delle terre che controllavano La loro incapacità di fondare uno stato unitario fu la ragione per cui secondo il Machiavelli, i Longobardi non riuscirono a conquistare l’intera penisola: rimasero fuori dal loro controllo, Roma, Bologna e l’Italia meridionale a sud di Benevento. Questa debolezza dello stato longobardo divenne chiara e nel 584 volendo contrapporre una monarchia forte ai Franchi e ai Bizantini, incoronarono Autari, figlio di Clefi,. Autari riorganizzò gli insediamenti longobardi in Italia e assunse il titolo di Flavio, con il quale si proclamava protettore anche di tutti i Romani. Tra l’altro Autari conquistò tutto il lago di Como vincendo le ultime resistenze del il Magister Militum Francione, che aveva mantenuto sul lago una guarnigione bizantina Autari riuscì a contrastare con successo sia i Franchi che i Bizantini. Nel 590 sposò la principessa dei Bavari Teodolinda, che tanta importanza ebbe per i decenni successivi. I Bavari erano un popolo che occupava l’Austria e la Baviera. Autari morì nello stesso anno e Teodolinda, rimasta vedova, scelse come marito Agilulfo, duca di Torino. Da quel momento le decisioni più importanti del regno vennero prese assieme da Teodolinda e Agilulfo. Agilulfo da un lato riusci a conquistare molte nuove città della Penisola, come Parma, Piacenza e Padova e dall’altro trasformò il dominio longobardo in un vero e proprio stato, che in quel periodo arrivò a una notevole tranquillità e stabilità. Per opera di Teodolinda che era molto vicina a Papa Gregorio Magno i Longobardi si convertirono al cattolicesimo, da ariani o pagani che erano
il VII secolo
Agilulfo morì nel 616 e il trono passò al figlio minorenne Adaloaldo, con Teodolinda che fu reggente e in pratica detenne il potere anche dopo la maggiore età del figlio. Teodolinda proseguì la sua politica filo cattolica e di pacificazione con i Bizantini. Questo atteggiamento però aprì una stagione di conflitti nel regno longobardo, tra la fazione cattolica e pacifista di Teodolinda, e la fazione della nobiltà ariana. Questa ultima era capeggiata da Arioaldo che nel 624 depose Agilulfo e divenne re al suo posto. Teodolinda morì nel 627 e fu sepolta a Monza accanto al figlio e al marito. Nel 636 a Arioaldo succedette Rotari, duca di Brescia che regnò dal 636 al 652, che completò l’occupazione dell’Italia settentrionale, in Particolare la Liguria e alcune zone dell’Emilia a danno dei Bizantini Rotari promulgò il famoso Editto di Rotari, che codificava le norme germaniche in un corpus di leggi. L’editto era scritto in latino e anche le leggi erano molto influenzate del diritto latino. L’editto di Rotari era valido per le popolazioni di origine longobarda, mentre quelle di origine latina erano soggette al diritto romano, codificato nel Digesto, promulgato dall’imperatore Giustiniano Dopo Rotari divenne re Ariperto e con lui ritornava sul trono longobardo la dinastia bavarese, che faceva prevalere la fazione cattolica su quella ariana. Ariperto cercò di eliminare i residui di arianesimo rimasti nei longobardi. Alla sua morte, nel 661 i suoi due figli entrarono in conflitto per la successione, e furono entrambi scalzati dal Grimoaldo, duca di Benevento, e venne proclamato re. Ci fu una successione di re da Grimoaldo fino a Liutprando, il cui regno fu il più lungo di tutti i re longobardi, che con lui toccarono il periodo di massima espansione in Italia Paolo Diacono lo descrisse come un re dotato di grande saggezza, che migliorò la sitazone delle terre della nostra Penisola. Liutprando si alleò con i Franchi di Pipino il Breve e con gli Avari ai confini orientali. Questo gli permise di dedicarsi alla acquisizione di nuovi territori sullo scacchiere italiano. E in effetti conquistò molte città dell’Esarcato di Ravenna e della Pentapoli. Storica fu la donazione di Sutri, che era uno dei castelli che difendeva il territorio pontificio. Sutri fu donato al Papato e questo fu il precedente legale per attribuire un potere temporale al papato, che poi avrebbe prodotto lo Stato della Chiesa. Negli anni successivi Liutprando portò sotto la sua personale autorità anche i ducati di Spoleto e di Benevento, che avevano sempre conservato una forte indipendenza
Desiderio e la caduta del regno longobardo in Italia
Nel 757 Desiderio, duca di Tuscia, divenne re dei Longobardi, con l’appoggio di Pipino il Breve re dei Franchi e del Papa Stefano II, dietro la promessa di restituire l’Esarcato di Ravenna e la Pentapoli che erano stati occupati dal precedente re Liutprando. Alla morte del papa Stefano II, Desiderio sfruttando il momento di confusione in seno alla Chiesa, non onorò la promessa di riconsegnare i territori ai successivi papi Paolo I e Stefano III, anzi continuò nelle sue mire espansionistiche in Italia centrale, e fece una spedizione militare nei ducati di Spoleto e di Benevento per arrivare a controllarli direttamente. Desiderio promosse la costruzione di una rete di monasteri che attraversava l’Italia. Nel 768 muore Pipino il Breve e gli succedono 2 fratelli Carlo Magno e Carlomanno. Allora Desiderio, per creare una alleanza con i Franchi, diede in sposa a Carlo Magno la figlia Desiderata, di cui però nessuno conosce realmente il nome, tanto che il Manzoni si inventò il nome di Ermengarda. Nel 769 con la scusa di un pellegrinaggio Desiderio entrò con un esercito nei territori della Chiesa, e a Roma fece uccidere il rappresentante dei Franchi a Roma. Questo atteggiamento aggressivo determinò la reazione di Carlo Magno che ripudiò Desiderata. Nel 772 morì papa Stefano III, e fu eletto papa Adriano I, che invece era filo-Franco e avversario dei Longobardi, e chiese indietro i territori che Desiderio aveva inizialmente promesso di restituire al Papato. Alla fine del 772 Desiderio aumentò la sua pressione militare attaccando altre città che erano controllate dallo Stato della Chiesa, minacciando la stessa Roma. Allora il papa Adriano scomunicò Desiderio e chiese aiuto a Carlo Magno. Nella primavera del 773 Carlo Magno radunò il suo esercito vicino a Ginevra e scese in Italia lungo due direttrici. Una parte dell’esercito scese dalla Valle d’Aosta, che era difesa da Adelchi, e l’altra dal Moncenisio che era difeso dallo stesso Desiderio. Desiderio riuscì a frenare i Franchi sul Moncenisio ma il fronte presidiato da Adelchi in Val d’Aosta cedette. L’esercito longobardo si ritirò nella pianura. Carlo Magno continuò la sua campagna in Italia conquistando diverse città e strinse d’assedio Desiderio a Pavia. Pavia cadde nel 774 e Desiderio fu mandato prigioniero in Francia in un monastero, mentre Adelchi fuggi a Bisanzio. A quel punto con grande saggezza politica Carlo Magno si proclamò rex Francorum et Longobardorum