Premessa
Lecco ha una suggestiva posizione sul lago, è ricca di palazzi storici ed è nota nella storia industriale per la produzione tessile e meccanica. Ma l’aspetto più suggestivo è legato a Alessandro Manzoni. Manzoni visse la sua giovinezza nella villa paterna qui a Lecco, e ambientò i Promessi Sposi proprio in questi luoghi, sotto il monte Resegone e le Grigne. Alessandro nacque a Milano da Giulia figlia del marchese Cesare Beccaria (autore de “Dei delitti e delle pene”) e dal ricco Pietro Manzoni. Era una coppia male assortita, lei ventenne e cosmopolita, lui cinquantenne, vedovo e bigotto. I genitori divorziarono tra voci che dicevano che il bambino in realtà era figlio del fratello dell’illuminista Pietro Verri, Giovanni. Giulia dopo si unì al conte Carlo Imbonati e andò a vivere a Parigi lasciando il figlio all’ex marito. Il padre affidò il figlio Alessandro al collegio dei Padri Somaschi di Merate, dove Alessandro, infastidito dall’ipocrisia dell’ambiente, maturò un forte anticlericalismo. Solo le vacanze alla villa di Lecco gli restituivano serenità: curava la vigna e il giardino con i contadini, risaliva le alture da vero montanaro. Nel 1805 Manzoni raggiunse la madre in Francia e vi restò fino al 1810. Dopo tornò a vivere a Milano per sempre.
Il giovane Manzoni tra illuminismo e ipocrisia clericale
Lecco ha una suggestiva posizione sul lago, è ricca di palazzi storici ed è nota nella storia industriale per la produzione tessile e meccanica. Ma l’aspetto più suggestivo è legato a Alessandro Manzoni. Manzoni visse la sua giovinezza nella villa paterna qui a Lecco, e ambientò i Promessi Sposi proprio in questi luoghi, sotto il monte Resegone e le Grigne. Alessandro nacque a Milano da Giulia figlia del marchese Cesare Beccaria (autore de “Dei delitti e delle pene”) e dal ricco Pietro Manzoni. Era una coppia male assortita, lei ventenne e cosmopolita, lui cinquantenne, vedovo e bigotto. I genitori divorziarono tra voci che dicevano che il bambino in realtà era figlio del fratello dell’illuminista Pietro Verri, Giovanni. Giulia dopo si unì al conte Carlo Imbonati e andò a vivere a Parigi lasciando il figlio all’ex marito. Il padre affidò il figlio Alessandro al collegio dei Padri Somaschi di Merate, dove Alessandro, infastidito dall’ipocrisia dell’ambiente, maturò un forte anticlericalismo. Solo le vacanze alla villa di Lecco gli restituivano serenità: curava la vigna e il giardino con i contadini, risaliva le alture da vero montanaro. Nel 1805 Manzoni raggiunse la madre in Francia e vi restò fino al 1810. Dopo tornò a vivere a Milano per sempre.
Contatti europei con studiosi e intellettuali romantici
Il Museo Manzoniano ci parla dei Promessi Sposi e degli anni di Alessandro Manzoni passati a Lecco. Nei Promessi Sposi si parla dei due ragazzi popolani Renzo e Lucia, che si vorrebbero sposare ma sono ostacolati dal violento Don Rodrigo, nella Lombardia del 1630 attraversata dal dramma della peste. Il romanzo fu pubblicato nel 1827 e poi, modificato, fu pubblicato ancora nel 1840. Determinò il sopravvento degli ideali romantici e libertari sull’angusto mondo letterario del 700. Manzoni fu un uomo dai mille interessi. A Parigi conobbe i filosofi Fouriel e Cabanis, e entrò in contatto con una cultura che dall’illuminismo evolveva verso posizioni romantiche. Dopo un periodo di alcuni anni dal 1805 al 1810 Manzoni e la moglie Enrichetta Blondel si convertirono al cattolicesimo: nella loro conversione fu importante l’intervento del calvinista abate Degola. Tornò a Parigi nel 1816 e si confrontò con lo storiografo Thierry, e arrivò a convincersi dell’importanza della verità storica per l’attività letteraria. Il periodo dopo il 1815 segna la grande produzione poetica: gli “Inni Sacri” sono del 1815, le Odi Politiche del 1821, Il “5 Maggio” e le tragedie storiche “Il Conte di Carmagnola” e l’Adelchi tra il 1820 e il 1822. Dopo la prima versione dei Promessi Sposi (1827) Manzoni si dedicò agli studi linguistici. Nel 1861 nacque il Regno l’Italia e nominato senatore, nel 1986 Manzoni fu incaricato dal Parlamento di formare l’unità linguistica nazionale
Gli anni al Caleotto, un paesaggio mai dimenticato
La villa della famiglia Manzoni, ora è del Comune di Lecco ed è stata trasformata nell’attuale Museo Manzoniano. La casa aveva già due secoli di storia quando il giovane Alessandro cominciò a venire a passare qui le sue vacanze. Il primo Manzoni proprietario della Villa fu nel 1600 Giacomo Maria Manzoni, antenato di Alassandro Manzoni. Giacomo Maria era un prepotente signorotto con altoforni e opifici che produceva ferro per le armate spagnole del Ducato di Milano. I suoi beni furono mutati in terreni dal nipote Pietro Antonio, e ciò consentì alla famiglia di avere il titolo di Conti del Feudo di Moncucco. Tuttavia la tenuta di Lecco fu messa in vendita proprio da Alessandro, che trasferitosi presso la madre Giulia Beccaria a Parigi dal 1805 al 1810 e attratto dalla vivacità intellettuale della città voleva trasferirsi li. Dopo che si trasferì a Milano Manzoni cambiò idea, ma non riuscì più a fermare la cessione del bene. Le figure degli suoi antenati, la nostalgia dei panorami del lago e dei monti, concorreranno molto ai contenuti de “I promessi sposi”.
Il successo del romanzo tra tormenti esistenziali
In una sala del Museo c’è un plastico con la riproduzione della tenuta come era ai tempi del Manzoni: c’erano vigneti che arrivavano fino al lago, i gelsi, un giardino all’italiana, e la casa settecentesca era sul poggio, e vedeva il panorama oltre il ponte visconteo e l’abitato di Pescarenico. Dopo che ebbe venduta la villa di Lecco Manzoni visse sempre a Milano, nella casa di via Morone, ora Museo e sede del Centro Studi Manzoniani. Ebbe una serie di lutti familiari, tra cui la perdita della adorata moglie Enrichetta Blondel nel 1933. Negli ultimi anni della sua vita la sua fama era all’apice, ma miseri i proventi letterari. La prima versione dei Promessi Sposi è del 1827, ma i guadagni furono bassi per via di un alto numero di copie pirata (50.000). La seconda versione è del 1840, aveva dei ricchi fascicoli illustrati, ma vendette solo 4600 copie a causa del prezzo troppo alto
La villa degli antenati e lo sviluppo del Museo
La villa è ancora quella dei tempi di Alessandro Manzoni e dei suoi antenati. Al pianterreno c’è Il Museo Manzoniano, al piano superiore la Galleria d’Arte comunale. Nelle cantine ci sono ancora i torchi per il vino e il pozzo per la raccolta della neve. Per entrare si passa da una corte con un portico in cui si affacciano la cappella dell’Assunta con un dipinto di Maria del 700 e la sagrestia. La facciata posteriore è del 700 e si affaccia su un parco, residuo del giardino all’italiana dei tempi del Manzoni. Nella I sala del Museo sono mostrati i costumi – repliche delle vesti seicentesche - dello sceneggiato tv “I promessi sposi“ (1989), il ritratto di Manzoni di Molteni (1800-1867) e il bronzo di Lucia, la promessa sposa del romanzo. La II sala parla del rapporto tra Lecco e Manzoni, e contiene un plastico che rappresenta la tenuta com’era nel 1799
I promessi sposi del 1840 illustrato da artisti
La III sala espone delle vedute dei luoghi dei Promessi Sposi del 1830 e oggetti di Alessandro Manzoni. La IV sala parla del territorio preindustriale. La V sala conserva il camino, la culla del romanziere, l’albero genealogico familiare e il ritratto dell’antenato Pietro Manzoni. La VI sala raccoglie le pubblicazioni: poesie, inni, odi, lettere, tragedie, studi di storia e sul linguaggio. La VII sala - rimasta come la lasciò Manzoni quando cedette la villa - ha emblemi murali dei poemi greci e romani; nei medaglioni al soffitto figurano i poeti classici. La VIII sala rappresenta la grande suggestione indotta nel mondo da “I promessi sposi” dal 1827 ad oggi: spartiti, melodrammi, imitazioni, pubblicità, fumetti, figurine, parodie, produzioni tv. Le sale IX e X sono dedicate alla versione illustrata dei Promessi Sposi curata dallo stesso Manzoni e coordinata dal pittore Gonin. Manzoni dettò agli artisti ogni particolare delle illustrazioni, e ne curò l’impaginazione e la sequenza con lo scopo di rendere visivamente - come un filmato - ciò che aveva immaginato. Al piano superiore una sala raduna i paesaggi lecchese del 1800 tra cui le vedute di Pescarenico, il villaggio di pescatori dove Manzoni ambientò molti capitoli del romanzo.
Visitare il Museo Manzoniano
La III sala espone delle vedute dei luoghi dei Promessi Sposi del 1830 e oggetti di Alessandro Manzoni. La IV sala parla del territorio preindustriale. La V sala conserva il camino, la culla del romanziere, l’albero genealogico familiare e il ritratto dell’antenato Pietro Manzoni. La VI sala raccoglie le pubblicazioni: poesie, inni, odi, lettere, tragedie, studi di storia e sul linguaggio. La VII sala - rimasta come la lasciò Manzoni quando cedette la villa - ha emblemi murali dei poemi greci e romani; nei medaglioni al soffitto figurano i poeti classici. La VIII sala rappresenta la grande suggestione indotta nel mondo da “I promessi sposi” dal 1827 ad oggi: spartiti, melodrammi, imitazioni, pubblicità, fumetti, figurine, parodie, produzioni tv. Le sale IX e X sono dedicate alla versione illustrata dei Promessi Sposi curata dallo stesso Manzoni e coordinata dal pittore Gonin. Manzoni dettò agli artisti ogni particolare delle illustrazioni, e ne curò l’impaginazione e la sequenza con lo scopo di rendere visivamente - come un filmato - ciò che aveva immaginato. Al piano superiore una sala raduna i paesaggi lecchese del 1800 tra cui le vedute di Pescarenico, il villaggio di pescatori dove Manzoni ambientò molti capitoli del romanzo.